a
PESCARA
Quando
ferragosto voleva dire bolidi. Storia e personaggi
pescaresi della vecchia Coppa Acerbo
C’è stato un tempo, a Pescara, in cui Ferragosto significava corse automobilistiche. Con settimane d’anticipo, la
città nuova si popolava della scia rilucente e blasonata
dei gran premi. La città si scuoteva dal torpore della grande calura, si
animava di iniziative sempre più mondane, la frescura delle notti
invitava a tirare le ore piccole fra una coppia di gelato ai tavoli
di Glacia, sul parterre di palazzo Pomponi ed i quattro salti sulla
pista del tennis club
Al
centro Giacomo Acerbo e Tazio Nuvolari Dietro
il Duca d’Aosta alla Coppa Acerbo del 1933 |
volteggiando sulle note languide di Amapola.
Arrivavano a Pescara da tutta Italia, in
auto con treni speciali da Milano e da
Roma e neppure mancavano, nei giorni
precedenti la gara, collegamenti aerei con
la capitale realizzati dai velivoli di
Umberto Klingher, pilota automobilistico
di vaglia. Sulla spiaggia, i circuiti di
sabbia anticipavano le corse sul circuito
cittadino. Le palline colorate procedevano
a << clicchete >> lungo
rettilinei e curve sopraelevate. Avevano i
colori dell'Alfa Romeo, Maserati, Bugatti,
Mercedes ed Auto Union. E i <<
cliccanti >> portavano i nomi di
Nuvolari, Varzi, Brivio, Fagioli,
Maserati, Caracciola, Rosemeyer, Stuck e
Lang. Protagonista del ferragosto
motoristico era ,
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sopratutto,
la città e i suoi abitanti. Per tradizione queasti, alle
prime ombre della sera di vigilia, emigravano lungo
il tracciato, meta preferita la << Esse>> di
Cappelle sul Tavo. Vi si accampavano a decine di migliaia
e il bivacco ben presto diventava arena sotto le stelle.
Si consumavano montagne di cocomeri, fiumi di vino
scorrevano per annaffiare migliaia di spiedini arrostiti sul posto. C’erano le fazioni,
nuvolariani e varzisti soprattutto, che tiravano la notte sull’onda
degli sfottò, canti in coro s’incrociavano di balza in balza e c’era anche chi, a corsa iniziata ed anzitempo conclusa, incontrava l’amore. Accadde a Carlo Alicandri,
gentleman pescarese pilota di una Salmson. Per correre la corsa di cava aveva acquistato dal marchigiano Luigi Fagioli il più avanzato modello della casa. Con questa era partito in corsa nella classe minore della Coppa Acerbo. Un’avaria meccanica
lo costrinse però al ritiro lungo il misto collinare. Cambiò così ruolo, da protagonista divenne spettatore. Come tale fu ospitato da una famiglia con figliole da marito al seguito. La scintilla mancata alle candele del suo motore scoccò invece fra lui ed una signorina che, pochi mesi più tardi, condusse
all’altare. L’Alfa Romeo era nel cuore di tutti, al pari di Nuvolari. Sul circuito cittadino la casa del Portello ha vinto otto edizioni di Coppa Acerbo ed un Gran Premio Pescara con piloti che si chiamavano Enzo Ferrari, Guido Ginaldi, Giuseppe Campari per tre volte, Tazio Nuvolari, Luigi Fagioli, Clemente Biondetti e Juan Manuel Fangio. Uomini che con le macchine del biscione, hanno lasciato il segno
accendendo la fantasia dei più giovani o conquistando l’ammirazione
dei più maturi. Decenni sono trascorsi da quegli anni, quattro campioni
del mondo - Alberto Ascari, Juan Manuel Fangio, Mike Hawthorn e
Denis Hulme - hanno iscritto i loro nomi nell’albo d’oro del circuito pescarese e una vettura, l’Alfa Romeo Alfetta 158 ha stabilito, nel
1950 con kmh. 310,344, la velocità più elevata sul chi[ometro lanciato.
Dal 1962 ormai, il 15 agosto, il circuito di Pescara, rimanane deserto
e muto. Il Ferragosto motoristico non c’è più, da quest’anno
neppure quello, succedaneo, trasferito dal 1963 sulle Svolte di Popoli.
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